Il gesto di ieri, il gesto di oggi
Il gesto di Francesco Allora come oggi ogni epoca è sempre tornata alla radice e al principio del messaggio universale della nascita di Gesù per reinterpretarlo e ridargli ogni volta nuova linfa. Lo stesso Francesco nel 1223 inventa il presepe a Greccio per farci rivivere quel momento, per poterlo vedere con i propri occhi come se accadesse nuovamente. Si adopera per una vera e propria messa in scena con tanto di bue e asinello, per poter vedere, toccare e sentire con tutti e cinque i sensi il momento più significativo per la vita di ogni credente, di ogni uomo. Francesco si accorse che per conquistare i luoghi santi si spargeva molto sangue per un Dio che è amore. Francesco si accorse che molti, vivendo dell’indigenza, non potevano recarsi a Betlemme. Betlemme è qui. Questo è il senso del presepe, Cristo che nasce nella vita di ogni uomo. Non è questione di orari, di luoghi, di pellegrinaggi.
Il gesto di Giotto Attraverso l’arte Giotto, a modo suo, ha voluto ritrovare il significato ultimo del senso del Natale. E l’arte ha utilizzato di volta in volta la tecnica migliore, l’ultimo ritrovato della cultura e della “scienza”. Così Giotto (e la sua scuola) nel transetto destro della Basilica inferiore di San Francesco utilizzano l’affresco, con una modalità mai vista prima. Durerà settecento anni per arrivare fino a noi, bella quasi come quando era stata realizzata. Con una prospettiva, oggi per noi forse solo accennata, ma che per l’epoca si trattava dell’ultima avanguardia, tanto da far sembrare le figuri reali.
Un “effetto speciale” che sbalordiva il visitatore e tramite la bellezza e la meraviglia lo avvicinava ancora di più al messaggio che questo portava con sé. Il colore del cielo e il colore del mantello di Maria si fondono nel blu. Sono blu le volte stellate del ciclo. Sono blu i cieli di tutte le scene. Blu il mantello di Maria. Un blu nato dall’unione dell’azzurrite con la calce, forte ma fragile. La pietra che, macinata, lo produceva veniva dall’Afghanistan, ed era scoperta recente, perché greci e romani non sapevano come produrre il blu. Cimabue e Giotto sono inventori di questa luce azzurrite. Di questa pace che il messaggio del Natale vuole donare ad ogni uomo.
Il gesto della tecnologia Chi potrà venire in questi giorni, dall’8 dicembre al 6 gennaio, ad Assisi, pandemia permettendo, avrà modo di vedere quello che è l’ultimo ritrovato della tecnica, un videomapping che darà nuova luce all’intera facciata della Basilica superiore per unire tradizione e innovazione. Così la nascita di Gesù, il “presepe” di Giotto di settecento anni fa riprende vita grazie alla grafica 3D per diventare una statua reale, dove il pellegrino potrà girarci intorno, entrare nell’affresco.Tramite una tecnica mista, la facciata della Basilica potrà trasformarsi in un cielo stellato per far rivivere la spiritualità del Natale. E ancora si avrà la sensazione di potersi trovare di fronte ad una “Basilica di vetro” che svela il suo interno con le meraviglie che nasconde. Ma non è solo la Basilica di San Francesco a fare da scenario dalla nascita di Gesù, ma l’intera città con i suoi palazzi, le sue chiese, le sue vie, i suoi vicoli. Un presepe diffuso, itinerante che attraversando la piazza del comune arriva fino a san Rufino. Ha ragione, il Custode del sacro convento, fra Marco Moroni nel far notare come noi potremo entrare nel presepe ed esso vivere dentro di noi. Ogni epoca dicevamo ha avuto il suo interprete, ma interprete di cosa? Quale miracolo, quale mistero l’uomo ha voluto raccontare a suo modo, ogni anno, da più di duemila anni?
Ce lo ricorda Papa Francesco nella Lettera Apostolica Admirabile signum: “Perché il presepe suscita tanto stupore e ci commuove? Anzitutto perché manifesta la tenerezza di Dio. Lui, il Creatore dell’universo, si abbassa alla nostra piccolezza. Il dono della vita, già misterioso ogni volta per noi, ci affascina ancora di più vedendo che Colui che è nato da Maria è la fonte e il sostegno di ogni vita. In modo particolare, fin dall’origine francescana il presepe è un invito a “sentire”, a “toccare” la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per sé nella sua Incarnazione. E così, implicitamente, è un appello a seguirlo sulla via dell’umiltà, della povertà, della spogliazione, che dalla mangiatoia di Betlemme conduce alla Croce. È un appello a incontrarlo e servirlo con misericordia nei fratelli e nelle sorelle più bisognosi”. E ancora una volta Assisi diventa Betlemme, e Betlemme non è una favola per bambini ma la verità del mistero cristiano Info: www.nataledifrancesco.it (Famiglia Cristiana)
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